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Il nome

Il toponimo deriva dal latino "olivetum", pianta d'ulivo, forse a simboleggiare la prevalente produzione del posto, oppure l'indole bonaria e pacifica della popolazione. Il nome Citra fu aggiunto nel 1284 da Carlo d'Angiò che divise il "giustiziatato in principatue a serri montorii citra (oggi diventata provincia di Salerno) e in principatus ulteriore (oggi provincia di Avellino).

Un po' di storia

Nel territorio di Oliveto Citra vi sono tracce di antichi insediamenti, alcuni dei quali si fanno risalire al VII sec. A.C dislocati in diversi punti del territorio. Questi insediamenti sono: località "Civita", località "Aia Sofia", località "Turni", località "Puceglia", località "Fontana Volpacchio", località "San Sisto", località "Filette", località "Casale", località "San Nicola".

Alcune di queste località hanno una comune caratteristica e cioè gli influssi culturali della denominazione greca. Sporadici ritrovamenti fanno considerare l'ipotesi di un reale influsso di cultura Etrusca. In ogni caso tali zone erano abitate da popolazioni autoctone, in origine lucane, che nei secoli hanno dovuto subire numerose influenze, la più marcata è stata senz'altro quella greca.

Le tombe più antiche sono quelle della necropoli di"Turni"antico villaggio la cui fondazione risalirebbe alle popolazioni della penisola balcanica e che si fermarono in questa zona ritenuta strategica per il passaggio obbligatorio prima di varcare la Sella di Conza .L'antico centro abitato della Civita ,Posto a ridosso dell'attuale centro abitato ,probabilmente ha riunito in se gli abitanti dei vari villaggi.

Fu successivamente abbandonata dai suoi abitanti che, per ragioni di sicurezza, si rifugiarono in un luogo più riparato, dove fu poi costruito il castello.

Le prime notizie certe e documentate da manoscritti sono sono riconducibili a poche fonti medievali

Una prima notizia attendibile che riguarda il feudo di Oliveto Citra risale all'anno 1087 quando alcuni abitanti dell'attuale zona di Puglietta si rifugiarono nei dintorni del castello di Oliveto dopo aver subito una pesante sconfitta militare. Il feudo di Oliveto è ricordato all'epoca del catalogo dei baroni (1166 1189) in quel tempo un normanno francese Guglielmo de Touille ne aveva il possesso.

Ordine cronologico dei possessori del feudo

1269 -1270
Giovannuccio di Oliveto
1270- 1272
Tommaso di Oliveto figlio di Giovannuccio
1300 -1304
Giovanni barone di Oliveto
1355
Cubella Gesualda di Buccino, la quale ebbe l'investitura dal re resse le sorti di Oliveto
1400
Felissa dell'Oliveto sposò Guglielmo Grappino che vendette il feudo alla contessa Ladislao
1417
Il feudo fu dato da Giovanna II a Gasparro Grappino,ma per fellonia commessa da costui il feudo passò al principe di Salerno
1494
Alfonso II concesse il feudo di Oliveto e le terre di pietra Perciata (Pertosa) a Ferrante Diaz Garlon conte di Alife, marito di Violante Grappino. Ma nello stesso anno il Garlon fu spogliato del feudo e passò a Giovanni Filomarino, perché il Garlon aveva preso le armi contro Alfonso II a favore di Carlo III. In seguito alla vittoria di Carlo VIII il Garlon ebbe di nuovo il feudo il 26 Marzo del 1495
1550
Il Garlon vendette il feudo al conte Ferrante d'afflitto; di detta vendita che l'assenso dal re Carlo V 30/9/1556 Il feudo di Oliveto fu acquistato da Michele Blanc per 2000 ducati
1797
Il feudo di Oliveto Citra passò a Luigi Macedonia poi alla figlia Francesca, che per testamento del 2 Aprile 1851 istituì eredi i nipoti Giovanni e Guglielmo (figli della sorella) Guerritori. Questi non abitarono più nel castello e lo affittarono a Domenico Bovero
12/10/1897
Il castello fu espropriato e aggiudicato alla Banca d'Italia
1898
Il castello fu aggiudicato in un'asta pubblica Don Alfonso Giglio
 
C'è stato un tentativo di realizzare un'arteria ferroviaria che collegasse anche l'abitato di Oliveto Citra con gli altri centri della Valle del Sele;infatti in epoca della denominazione Borbonica ci fu un incarico dato ad un ingegnere francese che però fu ammazzato in un attentato. Il progetto non fu mai ultimato.

Zone di ritrovamento archeologici

Civita

La località "Civita" di Oliveto Citra si trova a sud-est dell'attuale centro abitato. E' dimostrabile, per questa area, l'influsso greco dei numerosi ritrovamenti. Sempre alla località "Civita" sono state ritrovate alcune colonne e un capitello in granito che riprende l'ordine ionico greco; ciò fa pensare all'esistenza di un tempio. Alcune monete d'argento, di bronzo, di rame sono di diversa fattura e di epoche diverse.
Le mura, che ancora oggi si trovano nella zona nord-ovest della Civita, delimitavano il vasto possedimento dei frati francescani. Si pensa che la "Civita" sia stata legata un po' alle sorti dei Sanniti, godendo di una certa protezione da parte loro, e, alla fine, fu con essi coinvolta nella tremenda sconfitta e punizione da parte di Roma. Era infatti uso dei Romani distruggere i centri abitati dei nemici o ribelli più ostinati, per cui la distruzione della "Civita" potrebbe essere avvenuta durante la lotta di repressione che gli stessi Romani attuarono a seguito della terza guerra Sannitica, tra il 290 e il 268 a.C. È probabile che la popolazione che scampò a tale distruzione si sia dispersa fra i boschi o sulle vicine montagne.

Aia Sofia

La località "AIA SOFIA" è stata per lungo tempo una colonia greca e durante il periodo colonizzazione ne sono a testimonianza i reperti rinvenuti tra cui vi sono basi di argilla di forma e dimensioni varie. Un bucchero data IV o III sec. A.C. della ceramic del tipo Etrusco ottenuto con un impasto nero fatto di materiali come l'arenario locale, il calcare o anche il nenfro, il bronzo o la terracotta. La terracotta è un materiale molto economico che si trova un po' dovunque in misura pressochè illimitata, serviva alla produzione di sttuette, utensili e per il riempimento dei muri degli edifici; nonché utilizzata per le tegole di copertura di tombe; questo materiale veniva o essiccato o sottoposto a cottura. Di ciò era possibile dipingere gli oggetti. La seconda coltura dello smalto, "l'invetriatura" appartiene comunque ad una cultura di epoca medievale. In questa zona si è trovato in "Nenfro" che è una pietra grigia giallastra, vulcanica, simile al tufo. Inoltre troviamo in questa località l'ambra rossa del VI sec. A.C. e la collana in pasta vitria.

Turni

E' la località che, a seguito di scavi fatti, ha maggiormente restituito materiale archeologico. Gli insediamenti di questa località, l'influsso del popolo greco, ciò è caratterizzato dalla scoperta di numerose tombe a fosse, considerata per questo una vera e propria necropoli. Nel V sec,. A.C. nell'Italia meridionale si sviluppò un tipo di sepoltura che fu chiamata "tomba a fossa". A caratterizzare queste tombe fu l'inumazione dovute ad un cambiamnto colturale che trasformò i riti religiosi, abbandonando così l'incinerazione. Le tombe erano a fossa rettangolare, contenente la cassa linea, all'intero vi era il defunto con i suoi ornamenti personali oltre agli oggetti di vasellame e bronzo. Questo corredo ha contribuito ad identificare per gli studioso lo "status" sociale del defunto. La fossa inoltre era ricoperta da ciottoli e pietre e spesso vi era una lastra rozzamente squadrata che serviva da segnacolo. In epoche successive le lastre ebbero un ruolo notevole ; infatti furono scolpite e dipinte , e assunsero un nome preciso cioè "STELE". Tali pietre erano diffuse specialmente nel mondo greco, disposte su una base a contatto diretto col terreno. Questa località è una delle più importanti dal punto di vista archeologico della Valle del Sele.

Puceglia

La località "Puceglia" rappresenta una vasta zona dove, sparpagliati e senza un'apparente linea di incontro, sono stati ritrovati anelli in argento forse presenti nelle tombe come arredo funerario, vasi ionici in bronzo e vasi di impasto vario del VII sec. VI sec. A.C. Ad occuparsi di questi scavi è stata la soprintendenza archeologica di Salerno nella persona del prof. Sestrieri, che nel 1952 ha effettuato numerosi scavi ritrovando alcune tombe.

Fontana Volpacchio

Pochi sono invece i ritrovamenti in altre località di Oliveto Citra come alla "Fontana Volpacchio" dove sono state trovate solo monete d'argento.

San Sisto

A "San Sisto" sono stati rinvenuti vasetti votivi che potrebbero far supporre l'esistenza di un antico culto, per ora a noi sconosciuto.

Filette

Nella località "Filette" che si trova ai margini dell'attuale centro abitato, dagli abitanti del luogo sono stati ritrovati cocci di vasi e piccoli pezzi di muro,il tutto fa pensare che in questa vi erano anticamente numerosi centri abitati sicuramente non concentrati in un unico centro, ma sparsi per un'intera area.

Casale

ll Casale di "Santa Maria de Foris" fu un centro abitato di notevole importanza dopo che la Civita fu distrutta gli abitanti del luogo dovettero cercare un lungo favorevole per dimorare. La località "Casale" è stato per lungo tempo un centro dell'attività culturale ed economica. Attualmente vi sono pochi resti visibili di ciò che fu la Chiesa e le case che la circondavano, che si trovano anch'esse nell'immediata vicinanza, allontanante dalla Chiesa da una strada. Questo Casale è citato da documenti antichi, fin dal 1691 come luogo di culto e di vita sociale. Attualmente ancora si possono intravedere grosse mura perimetrali in parte inglobate in costruzioni rurali.

San Nicola

A "San Nicola" vi erano antichi resti ancora visibili che fanno presupporre l'esistenza o di una edificazione medievale o di una roccaforte. I resti ancora visibili sono situati nella parte più alta del costone.

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La Valle del Sele e i suoi comuni a cura di Gelsomino Lullo